Atalanta-Fiorentina, Francisco Maturana: “Zapata mi ricorda Falcao”

CalcioWeb

Zapata da una parte e Muriel dall’altra. Si gioca il ritorno della seconda semifinale di Coppa Italia, in campo Atalanta e Fiorentina con l’obiettivo per le due squadre di raggiungere la Lazio in finale. Intervista de ‘La Gazzetta dello Sport’ Francisco Maturana, interessanti indicazioni.

Maturana, Zapata e Muriel hanno avuto traiettorie differenti: il primo è esploso a sorpresa, il secondo ha un po’ deluso. Concorda?

«Ricordo gli inizi di Luis: era un razzo, potentissimo e con una capacità di controllare la palla molto rara. Poteva partire dalla trequarti e sapeva essere squilibrante. Zapata? Lunghi anni di tattica italiana lo hanno poi cambiato».

In cosa di preciso?

«Prima era solo esplosività fisica, colpo di testa, adesso il gioco lo sente. È universale: ha un ottimo maestro…».

La fama del Gasp è arrivata fino a lì?

«Non conosco di persona Gasperini, né la sua creatura: ne sento parlare molto, però. E’ uno di quegli allenatori con uno stile preciso: la bellezza la vedi sempre, anche a distanza. Ma non potrò mai essere un tifoso dell’Atalanta, io: sarò per sempre milanista. Da Sacchi a Capello e Ancelotti, lì ho coltivato tanti amici e mi sono sempre sentito parte della famiglia. E’ un fatto sentimentale, illogico e incomprensibile come il fùtbol».

Come mai in Colombia producete tanto talento offensivo?

«La Colombia non è un Paese, ma un somma di tanti Paesi diversi e ognuno con un’anima differente che sgorga nel calcio. Se, ad esempio, un tecnico colombiano ha bisogno di ordine in campo e cerca giocatori di fatica, allora andrà a trovarli nell’interno: lì la gente si spezza la schiena senza nessun riconoscimento, lì sono nati Andres Escobar e Ivan Ramiro Cordoba. Se cerchi la fantasia, l’allegria, è sulla costa che devi andare, dove ha iniziato il Pibe Valderrama o lo stesso Muriel. Oppure nella zona di Cali, da dove arrivano Faustino Asprilla e Zapata. Siamo fatti così in Colombia: l’ordine ci serve per scatenare il disordine».

C’è qualche attaccante colombiano a cui paragonerebbe i due?

«Zapata mi ricorda Falcao, altro attaccante costeño: potenza fisica che arma la tecnica. Più che Bacca, Muriel mi ricorda Teófilo Gutiérrez. In Europa lo conoscono poco, forse, ma Teo inventa e ispira i compagni all’invenzione».

Vedremo Duvan e Luis definitivamente protagonisti nella sua amata Colombia?

«Non possiamo esserne certi perché il fùtbol non è qualcosa di già creato: bisogna ricrearlo sempre, di giorno in giorno. Quando arriveranno le gare importanti, mi auguro che stiano bene: hanno bisogno di gamba per esprimersi».

E nella sua Colombia avrebbero mai giocato?

«Io avevo Faustino con me: Sacchi una volta mi disse che era l’ultimo dinosauro sulla Terra…».

Maestro, adesso come passa le giornate?

«Mi documento, studio calcio, metto per iscritto le mie impressioni: c’è una grave mancanza di buon gioco in Sud America. Non riuscirà a salvarci la retorica o la tecnologia, saranno il lavoro e la bellezza a farlo».

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