Rui Costa è stato uno dei più grandi calciatori e grande protagonista con la maglia del Milan. L’ex calciatore adesso si racconta in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’. Rui, cosa si porta a casa dopo la reunion con il vecchio Milan? Avete perso l’amichevole benefica contro Gerrard e compagni, ma questo conta poco. «L’importante è che la gente si sia divertita, anche se per la verità questo è un gruppo che vuole sempre vincere. La nostra era una squadra con una forza interiore tremenda. Ci manca quello che eravamo in campo e anche fuori: l’amicizia era il motore di quel gruppo. È bello rivedersi anche se un po’ mi viene da piangere».
C’è stato da piangere per molte stagioni anche per i tifosi del Milan, quando la vostra generazione ha abbandonato e il club è sprofondato. «È normale che accada, si va a cicli, pensi a quello che accade al Real Madrid. Io ho vissuto 5 anni con la maglia del Milan in una squadra che si preparava a vincere e poi ha vinto tutto. Sono molto fortunato».
Il Milan attuale che effetto le fa? «Ha cambiato gestione, ha bisogno di tempo. Ora è in condizione di tornare in alto, con un allenatore che conosce la storia del club. Rino avrà un grande futuro. Ha fatto bene il Milan a sceglierlo e credo che raggiungerà il traguardo, che prima di tutto è tornare a giocare in Champions».
Si parla molto dei nuovi acquisti, Paquetà e Piatek. «Ho seguito Paquetà in Brasile, visto il mestiere che faccio, lo conosco bene. Ha grandissime qualità, avrei voluto portarlo al Benfica, ma non ho potuto ingaggiarlo: già troppo caro per un club portoghese. Ha qualità e l’età per crescere ed evolversi in un calcio difficile come quello italiano». Somiglia a Kakà? «Per niente. Sarà se stesso come è giusto che sia. Kakà faceva il trequartista, ma aveva anche una potenza che raramente, forse mai, si è vista in un giocatore in quella posizione. Era anomalo, era Kakà. E Paquetà è Paquetà: l’ho visto fare la mezzala, tecnicamente è molto forte, ha un mancino stupendo, di velluto». Anche per Piatek si cercano somiglianze. Lei che cosa dice? «Lo conosco meno di Paquetà, ma ci vuol poco a dire che è un grande attaccante. Mi ha sorpreso la sua capacità di adattamento: ha fatto pochi mesi nel Genoa, tanti gol, si poteva pensare che il passaggio al Milan, un club diverso con una storia diversa e una pressione enorme, fosse complicato, o almeno che gli servisse tempo. Invece niente: è arrivato, ha segnato parecchio, anche in partite importanti, sembra che sia lì da una vita. Impressionante. Però anche in questo caso fare paragoni è inutile. Piatek non è Sheva né nessun altro, ma ha portato soluzioni diverse all’attacco del Milan e risolto molti problemi. Ho avuto la fortuna di giocare con grandi attaccanti e posso dire che averli in squadra calma i nervi. Quando la partita non si risolveva, con Sheva, Kakà o Inzaghi sapevi che avevi dalla tua parte uno che prima o poi la metteva dentro, perché uno di loro il gol lo faceva. Piatek non è Sheva o Inzaghi, ma fa gol e risolve problemi».
Un po’ come Cristiano Ronaldo, facendo le debite proporzioni. «Esatto. Ripensiamo alla partita della Juve con l’Atletico, la morale è: se Cristiano è in serata, si può fare. Certo la Juve non è solo lui, è una squadra di campioni. Ma avere uno come Cristiano ti dà fiducia». Avete giocato insieme l’Europeo 2004. Com’era CR7 da giovane? «Un fenomeno. È arrivato bambino, un ragazzo bravissimo, lo guardavi e sapevi cosa sarebbe diventato. Cristiano ha una grinta, una voglia di arrivare non si sa dove, va oltre ogni limite. Abbiamo capito subito che sarebbe diventato una stella, ma continua a meravigliarci: se pensi a quello che fa ora che ha 34 anni, capisci che è pazzesco». La sua esplosione mediatica quanto ha dato al calcio portoghese? «Prima di tutto un orgoglio grande, se pensiamo che un piccolo Paese come il Portogallo ha vinto l’Europeo. Abbiamo avuto Figo e Eusebio Palloni d’oro, e Cristiano ne ha già 5. Quanto potrà andare avanti? Chi lo sa? Con la sua forza mentale difficile fare previsioni».
Cristiano vincerà la Champions League anche con la Juve? «La Juve era tra le favorite anche prima, adesso ancora di più. Ci sono tante squadre forti in gioco, ma con Cristiano tutto è possibile. Perché per lui tutto è possibile».