Milan, le rivelazioni di Brocchi: “Cocco del presidente? Ecco la verità e chi voleva affiancarmi”

CalcioWeb

Qualche giorno fa Silvio Berlusconi ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’ ha confidato: “Volevo che sulla panchina restasse Brocchi”. La stima che il Cavaliere nutriva per l’ex centrocampista e allenatore rossonero era nota: fu proprio lui a promuoverlo dalla Primavera alla prima squadra decidendo di cacciare Mihajlovic prima della fine della stagione.

Ai microfoni della ‘Gazzetta dello Sport’, Brocchi ha voluto dire la sua verità: “Io cocco del presidente? È un termine sbagliatoSe fossi stato il cocco, avrei firmato per due anni invece di andare a scadenza col contratto della Primavera. Qualcuno disse anche che avevo fatto carte false per allenare la prima squadra, ma era Berlusconi ad avermi scelto. Vedeva in me l’uomo giusto per il suo calcio, si guardava tutte le partite della Primavera, si era affezionato al mio modo di giocare. Sembrava che il nostro fosse un rapporto esclusivo ma in realtà non c’era alcun legame in ambito personale: solo un discorso tecnico. So che era iniziato tutto con un Milan-Real 2-1 in un torneo a Dubai nella primavera 2015: rimase colpito da un calcio che aveva ritenuto bello e propositivo e da quella volta in poi si fece registrare tutte le nostre partite, cosa che ovviamente io non sapevo.

Berlusconi (LaPresse / Roberto Monaldo)
Berlusconi (LaPresse / Roberto Monaldo)

“Una folgorazione? No, un progetto. Conosceva tutti i giocatori per nome e li osservava per capire chi avrebbe potuto essere il nuovo Maldini, Baresi e via dicendo. Sapendo che non c’era più la disponibilità per arrivare ai top player, questo era il suo modo per ricostruire una base. In poche parole: era alla ricerca della soluzione per tenersi il Milan.

Brocchi svela poi che Berlusconi aveva pensato di affiancargli Capello:  “Nei giorni in cui era in ospedale – racconta l’ex mister rossonero –, appena ho potuto parlargli, gli ho detto che non c’erano più le condizioni per lavorare bene. Credo di essere stato molto onesto, per amore del Milan. Gli ho detto “Presidente non lotti più per me”. Lui è rimasto molto deluso, avrebbe preferito che fossi io a lottare ancora. Ma la situazione era troppo complicata. Un tecnico giovane o debuttante deve avere tutte le componenti dalla sua parte. Come succede a Simone Inzaghi. Peccato, perché Berlusconi aveva le cose chiare in testa: so che una delle sue volontà era quella di far lavorare insieme me e Capello. Io in panchina e il mister come direttore tecnico“.

Condividi