Speciale Serie A 2015/2016: Top 11 del campionato

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Da Buffon ad Higuain, passando per Borja Valero: ecco i migliori undici della Serie A appena conclusa

Gianluigi Buffon (Juventus): a 38 anni suonati ha disputato una delle migliori stagioni della sua carriera, forse quella in cui ha maggiormente inciso sullo scudetto della Juve. La sua ultima e decisiva prodezza è stato il rigore parato a Kalinic nella partita vinta, alla 35^ giornata, contro la Fiorentina. Rimane il migliore al mondo, possa ritirarsi il più tardi possibile.  Anche per il bene della nazionale italiano.

Francesco Acerbi (Sassuolo): lo scorso anno fu quello del grande ritorno, dopo i gravi problemi di salute che lo attanagliarono. In questa stagione ha saputo confermarsi ad alti livelli, al punto da occupare le vette delle classifiche di rendimento. Eccellente nella fase difensiva ma abile anche al momento di finalizzare, come testimoniano i 4 goal segnati. Punto fermo della squadra emiliana, potrebbe andarsi a giocare l’Europeo con l’Italia. Non ha grosse chance ma, essendo concreti, lo meriterebbe.

Leonardo Bonucci (Juventus): è ancora lui il miglior difensore della squadra Campione d’Italia. Ha ridotto praticamente a zero le amnesie che un tempo ne limitavano il rendimento, assurgendo a leader della retroguardia bianconera. Straordinario senso della posizione, grande eleganza nei disimpegni ed al momento di impostare, ha avuto il merito, insieme ad altri senatori, di prendere in mano la squadra nel momento difficile e portarla dove tutti sappiamo.

Khalidou Koulibaly (Napoli): lo scorso anno fu, in assoluto, uno dei peggiori difensori del campionato. Clamorosa la metamorfosi che ha vissuto nella stagione attuale, con evidenti meriti da dare a Sarri. Chi parlava di un enorme potenziale fu preso quasi per pazzo, adesso invece i sostenitori del senegalese si sono presi la propria rivincita. Koulibaly ha infatti giocato in maniera eccellente quasi ogni partita, al punto che i suoi errori si contano sulle dita di una mano. Grande tenuta difensiva, fisicità straripante, adesso deve confermarsi.

Paul Pogba (Juventus): inizio in sordina, quella maglia numero 10 da molti considerata un peso troppo enorme da sostenere. Il campioncino francese ha risposto come meglio aveva mai fatto in precedenza, dispensando giocate di alte classe mai fini a sé stesse, anzi parecchio funzionali al gioco bianconero. Ha indossato i panni da leader, novità assoluta per lui, prima vittima in alcune occasioni della sua stessa bellezza calcistica. E’ cresciuto Pogba, al punto che un suo sacrificio, un tempo approvabile, è da scongiurare assolutamente per gli ambienti juventini.

Borja Valero (Fiorentina): lo scorso anno il centrocampista spagnolo non diede il contributo che ci si aspettava alla causa viola. Si era quasi intristito, non riuscendo a lasciare il segno come due annate prima. Netta inversione di tendenza nella stagione che si va a concludere, forse anche grazie all’arrivo sulla panchina viola di Paulo Sousa che, da calciatore, fu regista dai piedi sopraffini. Borja Valero ha danzato tra centrocampo e trequarti sempre dimostrandosi in grande forma fisica e dispensando palloni preziosi senza soluzione di continuità. Seconda giovinezza.

Sami Khedira (Juventus): il Real Madrid lo ha lasciato andare senza troppi rimpianti e la Juve fu accusata, prima del tempo, di aver ingaggiato un giocatore rotto. Vero è che la fragilità fisica di questo ragazzo ha inciso sulla sua continuità ma, quando è sceso in campo, il tedesco ha cambiato rotta al centrocampo bianconero, confermando di avere straordinarie doti di interdizione e costruzione. Senza dimenticare gli inserimenti in area di rigore avversaria, che lo hanno portato a timbrare il cartellino in ben cinque occasioni.

Alejandro Gomez (Atalanta): unico elemento di una squadra che ha lottato per salvarsi ad essere inserito in questa formazione. Giustamente, visto che la salvezza dell’Atalanta è in gran parte merito suo. Il ‘Papu’ è stato il leader, magari silenzioso, della formazione orobica, dando grande lustro al numero 10 che si è cucito sulle spalle. Per lui parlano i numeri: sette le reti segnate, tre gli assist poi trasformati in goal, senza contare quelli non sfruttati dai compagni. Peccato per il rosso contro il Chievo che gli è costato, praticamente, l’ultimissimo scorcio di campionato. E’ tornato ai fasti di Catania, riemergendo definitivamente dal grigiore che lo aveva avvolto in quel di Charkiv, Ucraina.

Paulo Dybala (Juventus): a poche settimane dal suo arrivo in bianconero, gli sputasentenze di professione avevano già stabilito il destino del giovane argentino, ritenuto inadatto al salto in una grande squadra come la Juventus ed incapace di raccogliere l’eredità gigantesca di Tevez. Dybala ha risposto sul campo, entrando presto in sintonia con l’ambiente juventino e risultando decisivo con puntualità neppure tanto sorprendente, visto quando fatto vedere già a Palermo. Miglior marcatore della Juve, con 19 reti all’attivo, per lui anche 7 assist oltre ad una serie di giocate che  ne fanno il talento più puro del campionato italiano.

Gonzalo Higuain (Napoli): Benitez, tra i tanti danni fatti a Napoli, rischiò di far perdere ai partenopei anche Higuain, ad un passo dalla cessione la scorsa estate. Poi venne Sarri, che seppe motivare a dovere il bomber argentino, restituendolo allo smalto migliore, quello che lo porta ad essere considerato uno dei tre centravanti più forti del mondo. Ha segnato ben 36 goal in 35 partite giocate e, nonostante la sceneggiata di Udine, ha battuto il record di reti in Serie A che Nordhal manteneva intatto dal 1950, dall’alto delle sue 35 segnature. Unico neo reale, la sua tendenza ad innervosirsi facilmente.

Mario Mandzukic (Juventus): ecco un altro giocatore della Juventus bocciato dopo un paio di settimane dall’inizio della stagione, quando si scatenarono addirittura i rimpianti per la partenza di Llorente. Allegri ci ha puntato moltissimo, andando contro molti e venendo ripagato in maniera eccellente. Mandzukic ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo, mettendosi al servizio della squadra, come un mediano qualunque, senza che la fase di finalizzazione ne risentisse: 10 le reti segnate, la maggior parte delle quali decisive. Centravanti atipico, per lo spirito di sacrificio che sa metterci in campo, uno dei punti chiave dello scudetto bianconero.

 

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