L’ascesa calcistica di Martin Bengtsson è stata interrotta da una forte depressione che quando militava nell’Inter lo ha portato vicino al suicidio
Il sogno di ogni ragazzino fin da piccolo è quello di fare il calciatore, magari nella propria squadra del cuore e Martin Bengtsson ci era pure riuscito ma quando le cose sembravano andare per il meglio un brutto infortunio lo ha fatto cadere in depressione.
Bengtsson ha iniziato a giocare nella prima divisione svedese quando aveva appena 15 anni e da subito il suo talento ha attirato l’attenzione di numerosi club europei. A 17 anni arriva la grande occasione, fa un provino con l’Ajax ma a spuntarla è l’Inter: “Da quando avevo 7/8 anni ho sempre avuto un obiettivo ben chiaro, quello di giocare al Milan, ma alla fine firmai per l’Inter” racconta Bengtsson in un’intervista rilasciata al ‘Sun’.
Il suo unico scopo nella vita era quello di fare il calciatore a 360°: “Il mio unico obiettivo era di diventare un calciatore e tutta la mia vita girava intorno a quello. C’era solo calcio”. Al debutto stupisce tutti ma con il passare del tempo l’angoscia incomincia a tormentarlo e come se non bastasse rimedia un brutto infortunio al ginocchio: “E ‘iniziato con un infortunio al ginocchio, alla fine della prima stagione all’Inter. Durante questo periodo, non potendo giocare a calcio, ero solo sul divano. Senza il calcio non sapevo cosa fare, perchè quando si gioca a calcio a questi livelli, l’unica cosa a cui si pensa è al pallone e a come migliorasi come calciatore. Io, invece, avevo bisogno di qualcuno con cui parlare, e non solo per sentirmi dire che dovevo impegnarmi di più e pensare positivo”.
Spesso la vita dei calciatori è fatta di sacrifici: “Molti calciatori dicono che quella vita è come una prigione, senza libertà di movimento. Io avevo voglia di uscire, e mi capitava di chiedere se potevo andare in città per comprare una chitarra, per avere qualcosa da fare, mentre non giocavo a calcio. Ogni volta continuavano a ripetermi ‘domani’, ‘domani’. Io avevo capito che quella vita non faceva per me, ma ero troppo orgoglioso, probabilmente, per dire solo ‘ciao, io non sono fatto per questo’. Mi vergognavo troppo e questa vergogna mi ha condotto a pensare che la soluzione fosse togliermi la vita”.
Alla Pinetina è un giorno come un altro quando Bengtsson decide di mettere su un disco di David Bowie, prendere un rasoio, e tagliarsi le vene: “Ho preparato i rasoi in bagno la sera prima, penso fosse il 21 settembre, l’indomani mattina mi sono tagliato i polsi”.
L’ex calciatore, ora trentenne, racconta che anche dopo il tentativo di suicidio, il personale dell’Inter non seppe aiutarlo come lui si aspettava: “Hanno mandato un terapeuta nella mia stanza che disse: ‘E’ così strano; hai tutto ciò che si può desiderare nella vita, tutto. Sei un calciatore in uno dei più grandi club del mondo, guadagnerai un sacco di soldi, avrai una bella macchina ‘, avrai tutte le donne che desidererai’. In quel momento ho capito come la gente guarda i giocatori di calcio. Questa è la loro idea, quella di una vita perfetta. Perfetta o meno non faceva per me” .