Roma, De Rossi si prepara ad entrare nella storia: 500 presenze con la Roma

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14 anni tutti nella Roma da professionista, più tutta la trafila nelle giovanili: storia di uno dei centrocampisti italiani più forti di sempre

Era il 30 Ottobre 2001 e si giocava un match di Champions League tra Roma e Anderlecht: Fabio Capello disse ai suoi assistenti di far entrare il bambino biondo per gli ultimi minuti di gara, bambino biondo che dal campo non è più uscito.
Quell’esordiente era infatti Daniele De Rossi, che 14 anni dopo è ancora qui, a sudare e lottare con la sua Roma, e Sabato contro l’Empoli potrebbe toccare quota 500 presenze.
Una carriera vissuta di corsa ed una notorietà acquisita di corsa, visto che gli è bastato pochissimo per entrare nella ristretta cerchia dei predestinati: già nel 2004 è praticamente titolare e poco tempo dopo prenderà lo storico soprannome di “Capitan Futuro” che a distanza di anni non ha ancora perso, a causa di un altro ragazzino col numero 10 che a 39 anni non ha ancora intenzione di mollare.

Questo non è e non sarà mai un problema per il numero 16, che per essere leader non ha bisogno di un pezzo di stoffa e che con l’arrivo di Luciano Spalletti si consacra, diventando uno dei centrocampisti più forti e ricercati del mondo. Tutto questo però porta anche molte tentazioni, sempre respinte in nome della fedeltà: le offerte milionarie dalla Spagna, dall’Inghilterra, dall’Italia (il Milan provò più di una volta a prenderlo) tutte rifiutate per restare nella Roma.
500 partite tutte con la stessa maglia che hanno segnato un’epoca di gioie e dolori: i due scudetti persi sul filo di lana con l’Inter, i due 7-1 contro Manchester e Bayern, ma anche le 2 Coppe Italia vinte, le 2 Supercoppe ed il Mondiale in Germania, vinto nonostante una squalifica di 4 giornate.
Adesso Daniele De Rossi sogna la ciliegina che coronerebbe una carriera straordinaria: quello scudetto che lo renderebbe l’uomo più felice del mondo. Un sogno da coronare, ma se così non fosse, i rimpianti saranno pari a zero, come ha dichiarato lui stesso: “Ho un solo rimpianto: quello di donare alla Roma, una sola carriera”.

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