Nei successi del Barcellona si vede anche la mano del tecnico ex Roma Luis Enrique
E’ passato da Domenico Piscitella, un suo ‘pallino’ ai tempi giallorossi, a Leo Messi ‘Dio del calcio‘, ma sarebbe riduttivo raccontare l’evoluzione di Luis Enrique da Trigoria alla Masia limitandosi al raffronto tra le rose di Roma e Barcellona. Da uomo navigato nel calcio da una vita ‘Lucho’ riconosce che “Leo ti rende facile la vita”, ma anche lui ci ha messo del suo per mettere al tappeto il suo vecchio amico Pep Guardiola.
Da sempre oggetto misterioso, prima sulla panchina della Roma, dove Walter Sabatini lo portò dopo averlo visto all’opera nel Barcellona B, poi su quella blaugrana dopo il quadriennio d’oro del tecnico catalano, il 44enne Luis Enrique dopo aver litigato con mezzo spogliatoio, la stampa catalana e una buona fetta del Camp Nou alla fine sembra avercela fatta. Passata la buriana romana dove, per la verità, non ha lasciato grande impressione (settimo in campionato e niente Coppe, cosa che non accadeva dal 1997), la successiva brillante stagione in Liga alla guida del Celta e il contemporaneo flop del ‘tata’ Martino a Barcellona hanno offerto al tecnico asturiano una nuova, grande chance, stavolta alla guida della squadra del cuore. Un compito non facile, considerando il traumatico addio di Pep Guardiola e, ancor di più, la tragedia di Tito Vilanova che hanno lasciato vuoti difficili da colmare.
Eppure nove mesi più tardi il Barcellona è in corsa su tutti i fronti, una mano sulla Liga (che comanda con due punti di vantaggio sui rivali del Real a tre turni dal termine), una sulla Copa y Rey (finale contro l’Athletic Bilbao al Camp Nou il 30 maggio) e un piede e mezzo a Berlino, dove si disputerà la finale Champions. 45 vittorie, 3 pareggi e 5 sconfitte, raccontano di una stagione finora straordinaria che potrebbe diventare epica, con 159 gol segnati, 31 subiti in 53 partite (14 all’attivo e zero al passivo solo nelle ultime due uscite di Liga) checchè ne dica Mourinho. Numeri da urlo per l’ex Roma e Celta che adesso fanno dimenticare l’impatto turbolento sulla panchina catalana l’estate scorsa, vuoi per i suoi dogmi tattici e l’addio al tiki taka, vuoi per i rapporti non proprio idilliaci instaurati dentro lo spogliatoio, con Messi e Neymar (anche l’ultimo arrivo Suarez per la verità all’inizio ha masticato amaro a fare l’esterno d’attacco) che non hanno mai ostentato dichiarazioni d’amore nei suoi confronti, salvo comunque seguirlo e dargli retta. Così dal tiki taka si è passati al ‘dai e vai’ e un gioco più verticale e meno lezioso. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ne sanno qualcosa le corazzate Manchester City, Psg e Bayern, spazzate via. C’è tanto di Messi e tridente delle meraviglie nella nuova stagione blaugrana è vero, ma anche ‘Lucho’ c’ha messo del suo, mandando in soffitta la nostalgia dei tifosi catalani per l’illustre predecessore.