“E’ tanto bravo quanto indisciplinato”. A soli 20 anni Michy Batshuayi l’ha già sentita tante volte questa frase sul suo conto, a “indisciplinato tatticamente” ha risposto con i gol, a “indisciplinato fuori dal campo” ha risposto sempre con i gol. L’appellativo genio e sregolatezza ha accompagnato e fatto la fortuna di molti campioni, che non sono mai riusciti a scrollarselo di dosso e anzi, vengono ricordati e osannati per questo.
Nasce a Bruxelles nell’ottobre del 1993 da genitori congolesi emigrati nella capitale belga alla fine degli anni ’80. Il piccolo afro-belga cresce giocando con gli amici in quelli che sono gli “stadi” della sua infanzia calcistica, d’altronde che c’è di meglio di un prato verde per imitare i propri idoli, e la città fortunatamente per Michy è piena di parchi: il grande Parc Zavelenberg si trasforma nel loro Camp Nou, il Parc Hoogveld il loro San Siro, e così via, il Parc Jean Monnet lo stadio dei rivali e il Parc Pirsoul lo stadio di casa. Basta uno sfondo verde per immergersi nel sogno, che prende forma anche grazie alle anonime squadrette di periferia che lo accompagnano, come l’Evere FC e lo Schaarbeek, fino a passare dalle più note Brussels e Anderlecht, prima di trovare sistemazione definitiva allo Standard di Liegi.
Debuttante a 17 anni con la maglia Rouches, trova per la prima volta il gol in Jupiler League nel 6 a 1 sul Beerschot, da li un crescendo continuo che costringe il club a rivedere la sua posizione da quinto attaccante a titolare in coppia fissa con l’altro talento di casa Imoh Ezekiel. Segna a raffica e si prende sulle spalle lo Standard, nella prima stagione, quella del debutto mette a segno 9 gol, per poi aumentare il proprio score in quella successiva portandolo a 12, fino ad arrivare a quella in corso dove in 21 partite ha lasciato il segno in 14 occasioni, con un’impressionante media gol di 1,5 a partita.
E’ la prima punta veloce e dal fisico possente che fa sempre comodo, agile e potente, impressiona con la palla tra i piedi, e riesce a fare dei suoi fondamentali, anche di quelli apparentemente banali e comuni, i suoi veri punti di forza. Chi lo allena però sa che quando Michy ha la palla tra i piedi non c’è da temere, è una fortuna per la squadra, i problemi saltano fuori quando non ce l’ha, tatticamente ha molto da imparare e spesso latita nell’aiutare la manovra.
Sono tutti sulle sue tracce, in tutta Europa, dalla Lazio che tempo fa ha perso una ghiotta occasione di portarlo a casa, ai sempre più continui sondaggi di Barcellona, Chelsea, Arsenal e compagnia. Sulle sue tracce non ci sono però solo i top team del calcio, ma anche la stampa belga, alla quale Michy offre spesso gossip, come quando si fece beccare in camera con alcune ragazze durante il ritiro dell’Under 21, o quando venne fermato dalla polizia di Liegi, che lo aveva sorpreso in auto con una pistola, scoperta essere poi giocattolo. Chissà se mai, uno come lui, la smetterà di far parlare di se per episodi di cronaca e si concentrerà solo su quello che sa fare meglio, magari giocandosi al meglio la possibilità di trovare spazio con la Nazionale belga dei ragazzi terribili, promessa come sorpresa del prossimo Mondiale. Dubitiamo che riuscirà a scrollarsi di dosso l’etichetta di bad boy, un pò come Balotelli, con cui ha in comune non solo le iniziali MB, ma anche un talento devastante, un talento tutto genio e sregolatezza, tutto da Meglio Gioventù.