A Liverpool, ancora prima di nascere, a prescindere a quale angolo della contea di Merseyside tu appartenga, sei di fronte ad una scelta. Da un lato la squadra più antica della città, che gioca le partite casalinghe a Goodison Park, storicamente di matrice cattolica e vicina alla minoranza di immigrati irlandesi della città. Ritenuta dai propri tifosi (i Toffees) come “squadra del popolo”, a voler etichettare come “snob” l’altra squadra, considerata tale a causa del blasone raggiunto. L’altra appunto, nata da una scissione interna nella prima società, ha fatto di quella che era in principio la casa dei Toffees il proprio fortino, Anfield, reso celebre dalla curva Kop e dai tifosi che la abitano. Ricondotta ad ambienti laburisti per via della maglia rossa, detiene il maggior numero di vittorie nella stracittadina. Rispettivamente Everton e Liverpool, Merseyside Blue e Red per nostalgici giocatori di Play Station.
Qualunque sia la scelta, eccetto pesanti sfottò c’è poco da temere. Si, perché il derby del Merseyside è considerato al giorno d’oggi un Friendly Derby, sia perché entrambe le compagini occupano la parte nord della city, sia perché le divisioni religiose, sociali e politiche di un tempo non esistono più e la maggior parte delle famiglie si dividono tra Toffees e Reds.
Chi ha sempre avuto le idee chiare è Ross Barkley, considerato come uno dei migliori talenti in circolazione, è un toffees doc da quando è nato, il 5 Dicembre 1993. A 11 anni vive già il sogno di vestire la maglia della sua squadra del cuore e con l’Everton fa tutta la trafila delle giovanili, così come con la Nazionale inglese. Il tempo di vestire quella maglia da professionista però sembra per lui non arrivare mai: nonostante venga ben visto da David Moyes, un infortunio prima e la concorrenza di gente più esperta poi ne ritardano il debutto. Fino a quando diciottenne, il 20 Agosto 2011, il manager lo sceglie per gli interi 90 minuti contro il QPR.
E’ ancora acerbo per il duro campionato di Premier e viene girato in prestito in Championship, prima allo Sheffield Wednesday e poi al Leeds. Fa tesoro delle 17 partite in cadetteria mostrando che è lì solo per un caso, per farsi ulteriormente “le ossa”. L’anno seguente (quello in corso) sulla panchina dei Toffees non c’è più Moyes, ma Roberto Martinez, mister giovane e di belle speranze, autore in precedenza del miracolo Swansea, che, letteralmente, subito dopo averlo ammirato, lo ha definito “un talento delizioso”, ed ha ragione: perché il ragazzo cresciuto col mito di Zinedine Zidane e paragonato dalla maggior parte della stampa inglese come il nuovo Gascoigne, è uno di quei midfielder made in England che fino a quando l’anagrafe lo consente ti danno filo da torcere.
Mai banale o tenero in mezzo al campo, Barkley svolge con naturalezza tutti i compiti del centrocampo, dal playmaker all’incontrista. Chi lo ha visto giocare, come il grande Martin Keown, indimenticato centrale dell’Arsenal, dice di lui che “è destinato a diventare il giocatore più forte che abbiamo visto in questo paese” (mica pizza e fichi). L’Everton per capirlo ha dovuto cedere prima Arteta all’Arsenal e poi Fellaini allo United, così da constatare che il miglior centrocampista che potevano trovare era proprio un toffees tra i toffees. Loro che i propri campioni li hanno visti scappare uno ad uno, da Gary Speed a Rooney, passando per Gaiscoigne, hanno capito, che dietro il fisico da corazziere Ross, ha piedi educati e tanta personalità, e che probabilmente gran parte del destino della parte Blu di Liverpool, attualmente ad un solo punto dall’Europa che conta, passa anche da lui.
Come un Lampard, come un Gerrard, mostri sacri del Football, Ross non tira mai indietro la gamba e quando può fa partire il tiro potente, tipico anglosassone, destro o sinistro che sia, col tentativo di far male. Tra un dribbling ben riuscito e una conclusione, è diventato titolare inamovibile e chiunque lo vede in campo se ne innamora, da Ferguson a Mourinho. Lui che, come il più tipico pommy è un duro che sa quello che vuole, e tra una birra ed un pallone, da hooligan mancato, è pronto a far capire a tutto il mondo chi è Ross Barkley: the next generation, il WonderKid della Meglio Gioventù.
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