Ribelle: “colui che rifiuta ogni forma di autorità e di sottomissione nei confronti di qualcuno o di qualcosa”. A Keita, la definizione calza benissimo. E’ lui il ribelle in questione, la dirigenza della Cantera quel qualcuno, e niente di meno il Barcellona quel qualcosa.
Partiamo dal principio. Figlio di genitori senegalesi, nasce l’8 Marzo 1995 ad Abrucies, piccolo comune catalano di circa 5mila anime. Ancor prima di iniziare a parlare, gioca già a calcio. Le giornate sono lunghe in paese e l’unico modo di trascorrerle che conoscono Keita e i suoi coetanei è inseguire un pallone. Per le vie di Abrucies si capisce subito che il bambino tratta la palla molto più educatamente degli altri, quasi come uno grande. Viste le capacità vale la pena fare un salto in città, in zona Avenida Joan XXIII, alla Masia de Can Planes, il famoso quartier generale delle giovanili blaugrana.
E’ il 2004 e Keita fa parte dei pulcini del Barcellona. Farà con i blaugrana tutta la trafila fino ad arrivare agli allievi, avendo già all’attivo quasi 300 reti. E’ considerato uno dei migliori prodotti della Cantera, tutti, compreso Guardiola, stravedono per lui. Eto’o addirittura rimase incantato dalla sua tecnica di palleggio durante una manifestazione pubblicitaria.
Durante un torneo in Qatar però qualcosa cambia, il ragazzo va contro le ferree regole degli educatori catalani: per scherzo mette nel letto di un compagno dei cubetti di ghiaccio. Scherzo che gli costerà più di un semplice monito da parte della dirigenza: per punizione il Barça lo retrocede in una squadra satellite, il Cornelia, a cui cede il giocatore. Per i dirigenti blaugrana la cessione è solo una formalità, un allontanamento dal top per far capire al ragazzo che ha sbagliato e che è lui il fortunato ad essere del Barcellona e non viceversa. Ma Keita è cocciuto, non ci sta. Quando la dirigenza dopo un anno di castigo si presenta con il contratto per riportarlo alla base, lui con nonchalance gli da il benservito. E’ svincolato, quindi libero di fare ciò che vuole. Tra lo sbigottimento generale le strade di Keita e del Barcellona si dividono.
Pazzesco. Mandare a quel paese il Barcellona per orgoglio personale, come a voler sottolineare di non essere un burattino, di essere il solo padrone del proprio destino, a 16 anni per fare questo ci vuole una “discreta” personalità.
E’ adesso che entra in scena Igli Tare, che versa al Barça un indennizzo di 300 mila euro per evitare successive battaglie legali: il giocatore è della Lazio, che piazza un colpo lungimirante “alla Pogba”.
L’arrivo del transfert sarà un calvario, ci metterà un anno prima di poter disputare gare ufficiali con gli aquilotti. Ma dopo tanto attendere nella stagione 2010/11 si prende le sue soddisfazioni con la Primavera biancoceleste, con la quale vince il Campionato.
L’anno dopo viene integrato in prima squadra da Petkovic, d’altronde in Primavera è una spanna sopra gli altri. Esordisce alla 3° di Serie A contro il Chievo Verona, subentrando a Cavanda, pochi giorni dopo farà il suo esordio europeo regalando l’assist a Hernanes per il gol vittoria sul Legia Varsavia.
Diventa protagonista poi alla 12° di campionato al Tardini di Parma: eredita un rimpallo da un’azione iniziata da Candreva, con un rapido gioco di gambe salta il portiere e insacca il suo primo gol da professionista, coronando una prestazione complessiva sopra le righe.
Cresciuto con il mito di Ronaldo, Keita è un ala sinistra dal fisico importante, è uno di quelli attaccanti moderni, un mix di doti da trequartista e di centravanti puro: salta l’uomo come le migliori mezze punte e vede la porta come un bomber vissuto. Ha il marchio della Cantera come garanzia di qualità e dei margini di crescita spaventosi, che fanno sognare la Lazio, che in tempi di crisi è stata bravissima a strappare un talento a chi la crisi non la sente di certo come il Barça. Per combattere chi ha il potere servono i ribelli, servono i Keita, che va controcorrente anarchico e sicuro nella Meglio Gioventù.
Leggi tutti gli articoli de “La Meglio Gioventù” QUI