In ricordo di Gabriele Sandri, a sei anni dalla sua tragica morte.

CalcioWeb

Oggi è il anniversario dalla tragica scomparsa di Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio ucciso da un agente della Polizia Stradale all’area di servizio di Badia al Pino, Arezzo. Un tragico giorno per il calcio italiano, che viene ricordato ancora oggi tra l’indignazione collettiva di tifosi e non.

I FATTI: Era l’11 Novembre del 2007, Gabriele e i suoi amici partono in macchina da Roma alla volta di Milano, per seguire la Lazio di scena a San Siro contro l’Inter. Non è una partita come tutte le altre, il clima è disteso e di festa vista l’amicizia con i tifosi nerazzurri. Sono le 9:00 del mattino, una classica sosta all’Autogrill mette il gruppetto di amici a contatto con un gruppo di sostenitori juventini: volano insulti, sembra accendersi una rissa, ma i tafferugli durano poco niente, i gruppi si dividono e tutto finisce. Dall’altra parte della carreggiata però il contatto tra le due tifoserie richiama l’attenzione dell’agente della Polstrada, Luigi Spaccarotella. L’agente si avvicina al guard rail e intraprende un’azione insulsa e spropositata iniziando a sparare colpi dalla pistola di servizio, uno di questi trapassa il collo del povero Gabriele seduto nel sedile posteriore della Renault Megane che nel frattempo era ripartita nel suo viaggio. Che durerà altri 4 km, con Gabriele agonizzante a bordo, fino al casello autostradale dove arriveranno i soccorsi. Purtroppo sarà tutto inutile Gabbo, come lo chiamavano gli amici, si spegne a 26 anni a causa di un tragico errore.

LA SENTENZA: L’agente Spaccarotella a fronte di una richiesta di 14 anni di reclusione da parte del Procuratore Generale, viene ritenuto colpevole di omicidio colposo e condannato in primo grado, il 14 Luglio 2009, a 6 anni di reclusione. Pena successivamente aggravata l’1 Dicembre 2010, quando la Corte di Appello di Firenze condanna l’agente a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario con dolo eventuale.

IL RICORDO: Gabriele, noto dj romano e commerciante di abbigliamento, viene ricordato da tutti, amici e conoscenti, come un ragazzo solare e di certo non un tipo violento. Dopo il tragico episodio a suo nome è anche nata, per volontà del padre, una fondazione per la promozione di iniziative per lo studio e il contrasto di ogni forma di violenza attraverso la diffusione di una cultura della civile convivenza e della legalità.
L’indignazione per questa morte è tale che viene ancora ricordata come una morte facilmente evitabile, una tragedia che ha spezzato la vita di un ragazzo che come tanti voleva solo seguire la sua più grande passione: la sua squadra del cuore.
Perché non ci siano più altri “11 Novembre”, il ricordo di Gabriele Sandri è vivo oggi nel cuore di tutti i tifosi italiani e non solo. Perché non può esistere giustizia per una morte così, per questo motivo Gabbo vive nel cuore di tutti noi appassionati di calcio.

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