Tutti in piedi per il Brasile ‘europeo’ di Fred e Neymar

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fred neymarDopo le prime uscite di questa Confederations Cup 2013, si era avuta la netta impressione che la Spagna dovesse passeggiare sulle rivali, Brasile compreso. Ed invece, eccoci qua a raccontarvi del trionfo delle Seleçao, proprio ai danni delle ‘Furie Rosse’, in quella che è stata una finale, fondamentalmente, senza storia: il 3 a 0 conclusivo inquadra benissimo quali siano stati i contenuti del match, a tinte chiaramente verdeoro. In copertina, necessariamente, i volti di Neymar e Fred, emblemi perfetti e straordinari di questa squadra: il primo rappresenta l’anima puramente brasiliana della squadra, quella votata allo spettacolo e che predica il verbo del calcio come gioia agli occhi della gente; il secondo, invece, è il portatore sanissimo ed esemplare di concretezza, bomber incisivo che di brasiliano ha poco o nulla, ma che segna come i centravanti europei per nulla dotati di tecnica ma con un fiuto del goal animalesco. E proprio la prima segnatura è manifesto perfetto dell’opportunismo di Fred, come quella di Neymar ci illustra il misto di potenza e classe che contraddistinguono il neoacquisto del Barcellona. Di ciò và dato grande atto a Felipe Scolari, abile nel plasmare un Brasile che, pur senza rinunciare alla consueta cifra tecnica, ha palesato un animo europeo, votato al sodo e dedicatosi solo se strettamente necessario ai giochetti di prestigio: è stata questa la ricetta che chef Felipao ha cotto per somministrare agli avversari un Brasile indigesto, issatosi meritatamente sul gradino più alto della Confederations Cup. Ma vanno citati anche il solito perfetto Thiago Silva, un David Luiz che è cresciuto esponenzialmente, e quel Paulinho che ha fatto rendere l’idea del perchè i club di mezza Europa stiano battagliano per il suo cartellino: che centrocampista, completo, bravo in fase di rottura ed anche in quella di proposizione! E la Spagna? Delusione totale: non ha fatto che specchiarsi nei suoi giochetti da tiqui taca, ma il risultato è stato nullo ed ha prodotto tanto fumo e niente arroso. La generazione dei fenomeni si và offuscando, paga forse dazio al tempo che passa o, semplicemente, è incappata in un periodo no. Certo è che, a parte Iniesta, che ha provato a fare qualcosa (con scarsi risultati), nessun altro calciatore è stato all’altezza della proprio storia: dall’espulso Piquè al neutralizzato Xavi, dal Sergio Ramos rigorista ‘sbagliato’ al Fernando Torres sparito dal campo di gioco prima di subito, nessuno ha dato un apporto degno alla causa. E allora, cosa aggiungere? Applausi, applausi sinceri e sentiti, al Brasile padrone di casa e padrone del campo, e fischi sonori agli spagnoli che – non ce ne vogliano – hanno toppato come forse mai prima nella loro recente e meravigliosa storia. Appuntamento a Brasile 2014: le Furie Rosse hanno già voglia di rivincita…

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