Confederations Cup: Brasile, non è tutto oro quel che luccica…

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confederations cupE’ stata, tutto sommato, una bella manifestazione questa Confederations Cup, forse la migliore dalla nascita della rassegna in questione. Lo spettacolo è stato di ottimo livello, e le emozioni, sotto ogni punto di vista, non sono mancate: dalla favola di Tahiti al fenomeno Neymar, dal Brasile Campione all’Italia brava e sfortunata, gli stomaci degli affamati di calcio sono stati ampiamenti riempiti. E però, non è tutto oro quel che luccica, e vanno fatte alcune considerazioni non da poco. Innanzitutto, tra un anno, con un numero ben più grande di spettatori che, da tutto il mondo, arriveranno ad assistere alle partite, bisognerà fare qualcosa di molto più concreto in termini di sicurezza, e agire in modo di ridurre al minimo le manifestazioni di protesta: non ovviamente reprimendo il dissenso, essenza di democrazia, ma andando incontro alle esigenze della gente, e facendo capire alla stessa come il calcio possa essere veicolo importante per far girare l’economia del paese. Ma non finisce qua. C’è un aspetto, ancora più inquietante e forse poco discusso: quello relativo agli orari in cui sono state disputate (e si disputeranno) le partite. Facciamo una concisa quanto doverosa premessa: il fuso orario tra l’Italia ed il Brasile è di 5 ore. Ciò significa che, quando da noi è mezzanotte, lì sono le h:19,00, un orario tutto sommato accettabile per giocare una partita di calcio. Ma qualcosa non quadra, nel momento in cui ci rendiamo conto dell’ora in cui ha giocato, ieri, la nazionale italiana contro l’Uruguay: h:18,00 italiane, h:13,00 brasiliane! Un orario folle in cui far disputare una partita, e che potrebbe costringere chissà quante persone a dover perdere un giorno di lavoro per assistervi, o addirittura a rinunciarvi. Il tutto per cosa? Per il potere delle televisioni? Per inchinarsi alla passione dei tifosi europei, forse ritenuti, a questo punto, più rispettabili di quelli brasiliani e sudamericani in generali? Perchè, ad esempio, un tifoso brasiliano non può godersi quasi mai una partita del Mondiale in prima serata, al contrario di quello italiano od inglese? Non la vediamo come una cosa giusta, ne’ corretta, nei confronti dei tifosi brasiliani e di tutti coloro che, da altre parti del mondo, vorranno godersi lo spettacolo della più importante rassegna calcistica mondiale. E’ questione di correttezza, di parità di trattamento: che, evidentemente, viene sacrificata sull’altare del dio denaro. Perchè di quello si tratta: delle tv che impongono certi orari, in modo che i tifosi del ‘vecchio continente’ non si perdano alcuna partita, o non debbano sacrificare una notte intera per amore del calcio. Peccato, perchè sarebbe una buona occasione per dimostrare che, nel calcio, non ci siano figli e figliastri…

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