Se nell’estate di un prestigioso torneo come l’Europeo Under 21, che avrebbe dovuto vederti partecipe assieme ai tuoi coetanei con la nazionale di appartenenza, vieni strappato da questa per volare con gli azzurri (quelli grandi) nell’aperitivo pre-Mondiale della Confederation Cup in Brasile, allora ci deve essere un motivo. Mattia De Sciglio, milanese classe 92, di motivi ne offre in quantità: a partire dalle indubbie doti tecniche, per finire con la sua spiccata personalità da campione consumato.
Pensare che appena dieci anni fa per il piccolo Mattia “calcio” significava il campetto dell’oratorio di Pontesesto, dove passava le giornate assieme ai compagni. Quel calcio è molto lontano, anche più di dieci anni, da quello che sta vivendo adesso il giovane terzino.
I suoi primi passi su scarpe tacchettate risalgono a qualche anno dopo ai pomeriggi di oratorio, ai tempi dei Pulcini del Cimiano, quartiere in zona Milano 3. Caso, fortuna o destino, la piccola scuola calcio è uno dei tanti satelliti rossonero lombardi, tanta gente lavora e collabora con la società di via Turati, che adesso vuole che i talenti gli vengano mandati da piccoli se si anche solo un presentimento, un’intuizione: è stata la strada indicata da Adriano Galliani, che ha auspicato un’inversione di tendenza rispetto alle faraoniche campagne acquisti che le squadre italiane non possono più permettersi. Il direttore, per spiegare come avrebbe lavorato il Milan del futuro, prese come esempio proprio il ragazzino dell’oratorio, che più di tutti incarna il nuovo modello rossonero: “Non ci interessa più allevare ragazzi per poi fare due lire rivendendoli, dobbiamo crescere calciatori per la nostra prima squadra, De Sciglio lo abbiamo preso a 10 anni, siamo andati al Cimiano e lo abbiamo comprato per 500 euro”. Ecco, con le parole del massimo dirigente rossonero, vi abbiamo svelato come inizia la storia di Mattia col Milan.
Esordienti, Giovanissimi Regionali e Nazionali, Allievi Nazionali, Primavera, Prima Squadra. Una storia in rossonero, una trafila così ricorda quella di un altro figlio di Milano, figlio del Milan, leggenda del calcio: Paolo Maldini. Ora, stiamo parlando di chi detiene il record di presenze con la maglia del Milan, un mostro sacro, nonché idolo indiscusso del protagonista di oggi.
Ma se il buongiorno si vede dal mattino, Mattia è sulla strada giusta: ragazzo posato, con la testa sulle spalle, finora mai una parola fuori posto, come il grande Paolo, con l’unico pensiero in testa di correre, continuare a farlo, e migliorarsi sempre. Il suo piedino educato mixato alla gran corsa gli permette di fare con scioltezza tutta la corsia destra, o sinistra all’occorrenza. Mister Allegri non ha mai esitato a integrarlo in prima squadra quando ha potuto, tanto da concedergli a soli 19 anni, il doppio esordio in Champions League contro il Viktoria Plzen nella fase a gironi, e dopo sporadiche apparizioni anche nella massima serie, il tecnico livornese si è convinto a riconfermarlo anche per la stagione successiva, aggregandolo alla squadra già nel ritiro estivo, senza farlo passare da uno di quei soliti prestiti fortificanti. Effettivamente non è che ce ne fosse stato un gran bisogno, nella stagione appena conclusa L’apprendista Mago (come lo ha ribattezzato Pellegatti) ha giocato ben 27 partite in Campionato e 5 in Champions, passando quasi inosservato, come se non fosse una sorpresa del nostro calcio, probabilmente per via di quella naturalezza che lo fa sembrare un veterano.
Un giovane veterano, che con la sua grande personalità, ha anche calcato il terreno di un monumento del calcio, il Maracanà, contro il Messico nella Confederation Cup, senza il minimo timore reverenziale, come fosse alla sua centesima presenza con la maglia azzurra. Testa bassa, tanto lavoro, sudore e applicazione, quella che solo i grandi hanno, maglie pesanti addosso e numeri altrettanto pesanti, di lui credi che giochi ad alti livelli da una vita, di lui sentirai parlare probabilmente per un’altra vita, perché in Italia, se nasci difensore di mestiere, di gran mestiere, sei destinato a rimanere nell’Olimpo del calcio con i grandi difensori italiani che hanno fatto la storia, e Mattia di mestiere ne ha da vendere, nonostante la sua gioventù, la Meglio Gioventù, è ultimo baluardo della vecchia scuola.
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