L’estate del 1997 deve essere quella del grande rilancio per il Milan, reduce da un orribile undicesimo posto. Non a caso viene richiamato alla base un allenatore che ha fatto la storia dei rossoneri, vale a dire Fabio Capello, fresco della Liga vinta con il Real Madrid. Il tecnico friulano vuole rinnovare soprattutto il parco attaccanti e, rispetto all’anno precedente, viene confermato il solo George Weah. In più chiede ed ottiene gli acquisti di Patrick Kluivert e, soprattutto, Andreas Andersson.
Andersson è uno svedese di 23 anni, solo omonimo del Kenneth che tanto bene sta facendo in Italia con la maglia del Bologna, ed in patria è l’idolo nazionale. Dopo aver mosso i primi passi con la maglia del Degerfors si è infatti affermato come miglior giocatore del campionato svedese, nella stagione 1996/1997, quando, passato all’Ifk Goteborg, contribuisce alla buona stagione della squadra con i suoi 19 goal. Lo vogliono tanti club, compresa la Roma, ma a spuntarla è il Milan che, per averlo, versa nelle casse del club svedese 3 miliardi delle vecchie lire.
Per Andersson, che nel frattempo fa anche l’esordio con la maglia della nazionale, è un vero e proprio riscatto. Pochi mesi prima aveva infatti sostenuto un provino di una settimana col Liverpool. Provino andato male, per colpa anche di un infortunio patito in quei giorni e di un epocale nubifragio abbatutosi contemporaneamente dalle parti della città dei ‘reds’. Ad ogni modo, quando sbarca in Italia, le sue dichiarazioni sono di quelle notevoli: “Voglio fare vedere a tutti che sono io il vero Andersson, e non Kenneth“, dice Andreas, forte anche dell’appoggio di un altro svedese tesserato per il milan, l’altra meteora Jesper Blomqvist. Capello, inoltre, lo benedice con particolare enfasi: “Il vero regalo ai nostri tifosi è lui“.
Peccato che, molto presto, Andreas Andersson si riveli per quello che realmente è: un bidone di proporzioni epocali. Gioca poco in campionato, anche se il suo primo (ed unico) goal con la maglia rossonera lo segna alla quinta giornata, contro l’Empoli, grazie ad un letterale regalo di Angelo Pagotto, portiere di proprietà proprio dei rossoneri ed in prestito alla squadra toscana. Dopodichè, il nulla. Andersson gioca titolare solo in Coppa Italia, mentre in campionato mette assieme 13 presenze, composte più che altro da spezzoni di partita, evidenziando un feeling con la porta avversaria degna di uno stopper.
A fine stagione il suo cartellino viene messo sul mercato. Dove, a dispetto della pessima annata vissuta al Milan, gli estimatori non mancano. A spuntarla è il Newcastle, che su di lui investe 9 miliardi delle vecchie lire: Galliani si sfrega le mani, avendo realizzato una plusvalenza di ben 6 miliardi di lire pur se con un pacco dei più clamorosi. Insomma, per essere stato un bidone, a differenza di tantissimi altri casi simili, ne è stato comunque ricavano un buon profitto economico.
Arrivato al Newcastle Andersson prende ad attaccare il Milan e soprattutto Capello, associato alla figura di un generale di ferro, colpevole di non avergli concesso le chances che meritava. In Inghilterra, invece, le possibilità di mettersi in mostra le riceve, continuando, però, sulla falsariga di quanto fatto vedere al Milan. In una stagione gioca 27 partite e segna 4 goal: tanto basta al club britannico per decidere di metterlo alla porta.
Se ne torna così in Svezia, dove lo accoglie l’Aik Solna. Qui rimane per ben sei stagioni, dove si rilancia in qualche modo, pur senza mai toccare i vertici conosciuti nella sua primissima fase di carriera. Nel 2005, dopo 82 partite e 25 goal, decide di appendere le scarpe al chiodo. I troppi problemi fisici lo attanagliano, al punto da scegliere di ritirarsi. Un peccato, per un 31enne che, nel suo palmares, può annoverare anche 43 partite ed 8 realizzazioni con la maglia della Svezia, compresa una rete ai Mondiali di Corea e Giappone. Nel 2010, improvvisamente, torna all’attività di calciatore, vestendo in 7 occasioni la maglia dell’ Fc Andrea Doria (evidentemente l’Italia è un po’ nel suo destino), club delle serie minori svedesi, siglando 2 goal. Dopo pochi mesi, però, dice nuovamente basta.
E cosa fa adesso, il buon Andersson? Si era parlato, per lui, di un ingresso nello staff tecnico dell’Aik Solna. Niente da fare, però: forse la proprietà dell’Aik temeva che rendesse alla stessa maniera di quanto fatto vedere sul campo da gioco. Vale a dire, male. Adesso Andersson fa l’opinionista presso la più nota tv svedese e, inoltre, si è specializzto anche nel commentare le partite di hockey sul ghiaccio, per un canale monotematico. Chissà, magari Andreas ha proprio sbagliato sport…