Dite la verità: alla seconda occasione da goal fallita ieri da Arjen Robben, avete tirato fuori la storia che l’olandese, nelle finali, fa sempre cilecca. Gli è successo al Mondiale del 2010 con la maglia dell’Olanda, ed anche lo scorso anno, all’atto conclusivo della Champions League 2012 persa contro il Chelsea proprio a Monaco di Baviera, quando Robben fallì anche un calcio di rigore. I fantasmi si erano rimaterializzati, avevano circondano l’esterno d’attacco classe 1984, minacciandolo di etichetta imperitura da perdente.
Ed invece, come nelle favole più belle, c’è stato il riscatto. Un riscatto tramutatosi nell’assist per Mandzukic prima, che chiedeva unicamente di essere appoggiato nella porta avversaria, e nel goal decisivo dopo. Un goal molto meno facile di quanto possa sembrare: il rapido incedere, il tocco con cui ha invitato Hummels (non l’ultimo arrivato) a bere un caffè, ma soprattutto l’appoggio morbido, fatato, vellutato, con cui ha accarezzato la palla accompagnandola alle spalle di Weidenfeller, e gonfiando la rete avversaria ed i cuori dei tifosi accorsi a tifare Bayern Monaco: pura poesia applicata al calcio.
Man of the match per tutti, compresa la giuria UEFA che gli ha unanimemente tributato questo titolo. Un peso specifico enorme, il suo, nell’economia del match, per poterne discutere il merito. E adesso, cari giurati del Pallone d’oro, prendetevi un appunto grosso così e tiratelo fuori nel prossimo dicembre 2013, quanda sarà ora di andare alle votazioni. Di mezzo passerà un fiume di tempo, le stagioni cambieranno, inizierà la nuova annata calcistica, altri campioni si metteranno in luce.
Ma non si potrà dimenticare, ne’ ignorare, la strabordanza di questo meraviglioso fuoriclasse dai muscoli di seta. Un interprete elegante ma tremendamente efficace, da top 10 mondiale, se non fosse per quegli infortuni che hanno minato una carriera sì lucente, ma che sarebbe potuta divenire abbagliante. Anche nella stagione che si avvia per il Bayern alla conclusione, Robben è rimasto spesso fuori per i noti problemi fisici: ma nel momento topico c’è stato, nella migliore maniera possibile.
Per cui, quando sarà il momento, di decidere il Pallone d’Oro 2013, non dimenticate quanto fatto da Robben: merita immensa consideraizone, lo dicono i numeri, i fatti, i titoli vinti. Altrimenti assisteremo rischieremo di assistere ad un’altra ingiustizia. Come nel 2010, quando invece che Milito o Sneijder, protagonisti assoluti con l’Inter (e l’olandese anche con la maglia della nazionale ‘orange’), fu dato il premio a Messi, calciatore di indiscusso valore, ma che quell’anno non meritava di vincere. Come pure nel recente 2012, quando sarebbe stato più giusto premiare Iniesta, protagonista assoluto con la Spagna Campione d’Europa, invece che l’argentino, perdente sia nella Liga che in Champions League. Ma questa è un’altra storia, che affronteremo al momento opportuno…