Quando si è bambini una delle domande che viene fatta più frequentemente è: “Cosa vuoi fare dare da grande?”. Le risposte sono svariate, tutte di lavori bellissimi e un bambino cambia di giorno in giorno il mestiere dei suoi sogni. Victor Ibarbo invece, non ha mai cambiato risposta a questa celebre domanda, l’idea è ed è sempre stata quella di fare il calciatore, da parte sua: cantante, attore, astronauta, pilota eccetera, non vengono mai nominati, ne presi in considerazione per un solo istante.
La realizzazione del sogno di un bambino come tanti inizia a Santiago de Cali in Colombia, dove Victor Secundo Ibarbo Guerrero nasce il 19 Maggio del 1990. E’ l’anno del Mondiale nostrano (Italia90), e i connazionali di Victor, i grandi Renè Higuita e Carlos Valderrama si presentano agli occhi del pianeta portando la Colombia per la prima volta nella sua storia al Campionato del Mondo FIFA, il debutto assoluto finì agli ottavi per i Los Cafeteros, per i quali era già di per se una vittoria l’aver superato solo il girone. Da questo momento la storia del calcio colombiano in generale cambia radicalmente, il decennio d’oro porterà un progressivo sviluppo della Federazione Calcistica Colombiana in tutte le categorie.
I genitori di Victor fanno più di un sacrificio per mandare avanti una famiglia composta da cinque fratelli, durante il giorno il padre è fuori per lavoro e il compito di accudire i ragazzi e curare i loro interessi spetta alla madre, che deve far fronte ad una passione sfrenata per il pallone da parte del suo secondogenito, così lo iscrive al Club La Cantera, scuola calcio di Santiago, quando ha 10 anni. Non è facile notare un talento in campi spesso e volentieri interamente ricoperti di fango, ma un giorno Victor, soprannominato da tutti il Negrura, viene notato da un osservatore delle giovanili dei Los Cafeteros e viene convocato così nella Selezione Under20 della sua Nazionale. Gli mette subito gli occhi di sopra uno dei club più importanti della Colombia, l‘Atletico Nacional de Medellin, che nel 2008 si assicura le prestazioni del ragazzo, qui inizia a fare notare le sue qualità e in patria viene considerato fin da subito come l’erede designato dell’ex Napoli, Freddy Rincon. Con i Los Verdolagas l’appena diciottenne viene impiegato (come del resto anche oggi) sia come centrocampista che come attaccante e nella prima stagione riesce a collezionare 17 presenze, senza però trovare mai la via del gol. Nelle tre stagioni fino al 2011 all’Ateltico Nacional, Ibarbo disputa complessivamente 102 gare andando 6 volte in rete, nonostante i pochi gol, mette in mostra le sue qualità che lo portano ad esordire anche con la Nazionale maggiore: una velocità fuori dal normale (statistiche non ufficiali dicono sia in grado di percorrere i 100m rimanendo sotto la soglia degli 11 secondi), una capacità di cambiare i ritmi di gioco da un momento all’altro, un dribbling agevole e un buon senso di sacrificio nei confronti della squadra, probabilmente dovuto al suo ruolo originale di centrocampista centrale, queste qualità sono “montate” su una struttura fisica imponente di 1,88 metri di altezza per 78 kg di peso.
I capacissimi talent scout dell’Udinese, vedono in Ibarbo un altro talento sudamericano da aggiungere agli altri già acquisiti, loro da un paio di anni ormai, raramente sbagliano un colpo, ma gli uomini del patron Pozzo ormai convinti di avere in mano il ragazzo, devono ingoiare amaro quando il presidente del Cagliari, Massimo Cellino si inserisce nella trattativa strappando il Negrura dalle mani dei friulani portandolo in Sardegna. Il primo periodo non viene considerato molto in terra sarda, sembra addirittura non convincere molti per via di un intelligenza tattica non proprio affine al difficile calcio italiano e per via di una scarsa vena realizzativa. Dall’esordio contro il Milan fino alle successive dodici giornate non impressiona i tifosi cagliaritani, che però iniziano a ricredersi quando il 4 Dicembre 2012 al Massimino di Catania, Ibarbo recupera un pallone che stava per perdersi sul fondo, supera un difensore con un abile finta di corpo, ne supera in velocità un secondo, scarta anche il portiere e fa un gol da cineteca, alla Maradona, ma interamente costruito sulla linea di fondo, i tifosi sardi rivedono in questa progressione un loro idolo assoluto quale David Suazo. Nella prima stagione in rossoblu, nonostante, come al solito si susseguono vari allenatori sulla panchina sarda, il ragazzo viene impiegato con continuità, 39 partite e 3 gol per lui.
Nella stagione attuale il suo impiego è altalenante, come anche il campionato della squadra, la casella delle reti fino a domenica scorsa era composta da una sola segnatura ai danni del Milan.
Appunto domenica 10 Marzo 2013 è la grande giornata del Negrura: le premesse sono a dir poco negative, la strana e delicata situazione che vive il Cagliari e il suo presidente Cellino si ripercuote su tutti, il momento è dei più difficili e in un IS Arenas ancora una volta privo dei suoi tifosi a risollevare il morale a tutti è proprio lui, che rifila una bella tripletta alla Sampdoria allontanando i rossoblù dalle zone calde. In un colpo solo Victor si sbarazza così di quella fama da attaccante che non segna e ricorda ai tifosi sardi che di talento in casa non c’è solo quello di Marco Sau, di cui domenica non ha fatto sentire la mancanza. Probabilmente avrà dedicato la tripletta al presidente Cellino, che ha sempre creduto in quello che definisce un suo gioiello prezioso, la cosa certa è che ha riportato il sorriso sull’isola, naufragando così anche lui nell‘Isola Felice della Meglio Gioventù.
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