La Cassazione conferma: sequestro da 12 milioni a Giraudo

CalcioWeb

Moggi GiraudoConfermato dalla Cassazione il sequestro conservativo per l’ammontare di 12 milioni di euro a carico dell’ex ad juventino Antonio Giraudo – a seguito delle condanne in primo e secondo grado per ‘calciopoli’ con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva – e a favore del ‘Brescia calcio spa’, la squadra retrocessa in serie ‘B’ nel 2005 a causa delle manovre per il condizionamento dei risultati delle partite, anche quelle della fascia bassa della classifica, ambito nel quale venne agevolato il ‘salvataggio’ della Fiorentina. I supremi giudici – sentenza 22917 depositata il 3 giugno, udienza del 12 marzo – hanno infatti respinto il ricorso con il quale Giraudo chiedeva l’annullamento del sequestro, la cui entità corrisponde – in base ai calcoli dei giudici di merito – al ‘valore’ di un anno nella serie cadetta. Gli ‘ermellini’ hanno respinto le obiezioni dell’ex Ad che contestava l’importo del sequestro. Secondo la Cassazione, il sequestro deciso dal gip il 21 settembre 2010, e confermato con decreto del 22 ottobre del 2012 dal Tribunale del riesame di Napoli dopo la condanna di Giraudo in primo grado il 14 dicembre 2012 a tre anni (poi ridotti in appello a un anno e otto mesi) non merita censure dal momento che “alcune voci di danno sono ‘incontestabili’ e, soprattutto, non risultano contestate dagli imputati, così che non vi è ragione per censurare la quantificazione operata in sede di sequestro”. Viene dunque ritenuta corretta la quantificazione operata dal gip “sulla base di elementi patrimoniali certi che discendono dal contenuto della consulenza ‘Regazzoni’ e sulla base della documentazione in atti”. Questa è la prima stima del ‘peso economico’ di Calciopoli. Il sequestro non coinvolge la Juve ma solo i beni e le partecipazioni azionarie dell’ex Ad anche con vincoli delle quote che possiede nella società ‘Farluca’. Inutilmente, infine, Giraudo ha sostenuto che il Brescia ha revocato la costituzione di parte civile. Per la Cassazione questa circostanza non è “adeguatamente documentata”.

Condividi