Un bidone è per sempre: Vampeta

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VampetaDuro è individuare quale sia il bidone per eccellenza, tra tutti quelli portati alla corte dell’Inter da Moratti. E però, colui il quale può vantare una certa presenza quantomeno sul podio non può che essere lui, l’essere mitologico venuto dalla terra dei ‘futbol bailado’: Vampeta. Già il suo nome, frutto dell’incrocio tra le parole vampiro e ‘capata’ (diavolo), dovrebbe far presupporre ai tifosi nerazzurri che trattasi di fenomeno sì, ma da baraccone. Ed invece Vampeta arriva a Milano nell’estate del 2000, come vero e proprio fiore all’occhiello della compagine allenata da Marcello Lippi.

Il patron del ‘biscione’, per averlo, versa nelle casse Corinthians qualcosa come 30 miliardi di vecchie lire. Del resto, sono soldi spesi bene, e senza il minimo dubbio sulla buona riuscita dell’affare. Vampeta è infatti ancora giovane (26 anni), ma è uno dei giocatori più ricercati dalla squadre di tutta Europa, continente in cui ha già peraltro militato, dal 1996 al 1998, nel Psv Eindhoven, con buoni risultati. Insomma, anche il rischio saudade è pari a zero. Infatti, i risultati si vedono subito e sono di quelli buonissimi.

Vampeta fa infatti il suo esordio in Supercoppa Italiana, in una notte di fine estate, quando l’Inter vince il trofeo contro la Lazio col risultato di 4 a 3: un inizio da sogno per il calciatore brasiliano, che bagna la sua ‘prima’ ufficiale in Italia segnando anche un goal e facendo registrare una prestazione di altissimo livello. Per la serie: chi ben comincia…

E invece no, perché  da quella volta in poi, Marcello Lippi lo mette subito ai margini e neppure col sostituto del futuro Ct dell’Italia, Marco Tardelli, le cose vanno meglio. Il risultato è che, dopo appena 6 mesi in maglia nerazzurra e 8 sole presenze (di cui solo 1 campionato), Vampeta emigra: ad accoglierlo c’è il Paris Saint Germain, che lo preleva dando alla controparte Stephane Dalmat, talento votato alla discontinuità più assoluta. In terra francese, tuttavia, Vampeta non si rilancia, e la sua presunta resurrezione si rivela, in realtà, un’altra totale debacle.

Da lì in poi la carriera di Vampeta inizia a crollare vertiginosamente, tolta qualche buona apparizione nei campi di calcio brasiliani: lasciata Parigi, il ragazzo gioca, tra le altre squadre, per Corinthians, Vitoria ed addirittura Al Samiya, club iracheno: basti questo a fare capire quanto declinante sia, a quel punto, la situazione professionale di Vampeta.

Che dopo aver lasciato l’Europa per far ritorno in Brasile, non fa altro che disprezzare Milano e Parigi, definite città fredde, cupe ed inadatte ad un brasiliano gioioso quale lui è, innamorato, ad esempio, della liberale Olanda, dove ci si può tranquillamente dare al sesso e alla droga senza problemi. Tra le tante frasi al veleno che il diretto interessato rilascia, ve n’è una indirizzata a Massimo Moratti, accusato di “non capire un accidente di calcio“.

Quanto al prosieguo della sua carriera, cui sopra abbiamo accennato, fermiamoci un attimo al 2006, anno in cui è tesserato per il Goias. Alla fine di un allenamento con la compagine brasiliana, Vampeta litiga praticamente con tutti i compagni, e li insulta nei modi più svariati possibili, definendoli anche ‘Bambi’, dispregiativo che, nella lingua madre del giocatore, indica gli omosessuali. Storia curiosa, visto che lo stesso Vampeta, qualche tempo addietro, ha posato nudo per una rivista gay, rispondendo a chi gli chiedesse se fosse eterosessuale o meno, che il servizio in questione era stato fatto solo per soldi.

Cosa faccia adesso Vampeta non lo sappiamo con certezza: le ultime notizie lo vorrebbero allenatore/giocatore del Gremio Osasco, squadra della terza divisione brasiliana, per un ingaggio pari a circa 400 euro mensili. Fine ingloriosa – direte voi – per uno che ha anche indossato 42 volte la maglia della nazionale brasiliana, vincendo anche una Coppa America (1999) ed un Mondiale (2002): fine meritata, diciamo noi, per uno dei bidoni più clamorosi che la storia del calcio italiano ricordi…

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